Immenso talento non ancora espresso, il 23enne bosniaco Semir Stilic appartiene a quella categoria di calciatori destinati a fare discutere, ad essere odiati od amati alla follia. Ottimamente strutturato dal punto di vista fisico (183x74), dopo gli esordi in patria nello Zeljeznicar, con la cui maglia ha segnato 17 reti in 49 presenze, a 21 anni si è trasferito nel Lech Poznan, rinunciando a cercare subito l’approdo in tornei più prestigiosi di quello polacco (dove finora ha segnato 12 gol in 75 match, abbassando la sua media realizzativa nelle ultime 2 stagioni in cui è stato impiegato in posizione meno offensiva). Trequartista e, all’occorrenza, ala molto veloce dal mancino sublime, è probabilmente il calciatore mondiale più simile a Cristiano Ronaldo per funambolismo nel dribbling, per gioco di gambe, per fantasia e sfacciataggine nell’inventare giocate impossibili, per consapevolezza a tratti eccessiva delle proprie qualità tecniche. Rispetto al portoghese, è certamente meno potente ed incisivo in fase realizzativa ma, se decidesse finalmente di allenarsi seriamente e capisse che nel calcio esiste anche la fase di non possesso, davvero pochissimi traguardi gli sarebbero preclusi. Anche Safet Susic, vera leggenda del calcio bosniaco e ora CT della nazionale slava in cui Stilic vanta solo 4 presenze (più per demeriti suoi che per le pur grandi qualità dei vari Pjanic, Misimovic, Ibricevic e Medunjanin), la pensa esattamente così. Del resto, pure lui trovò consacrazione e continuità solo nella maturità, diventando una colonna del PSG ed arretrando in cabina di regia dopo gli esordi da ala sinistra bizzosa e discontinua. Chiunque ami il calcio non può che augurare a Stilic lo stesso destino.
Articolo scritto da Marcello Olivieri per Footlandia
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